A MESSA “DISTANZIATI”

 

Questa settimana riporto una riflessione di Mons. Derio Olivero, vescovo di Pinerolo che ci invita a ritrovare la festa domenicale in modo nuovo...non “distanziato”. 

Con la Domenica la pandemia ha operato non solo come una crisi, ma anche  come una riscoperta.
Per molti secoli e decenni, la domenica giungeva come  una sorta di “necessaria pausa”. E il riposo corrispondeva all’atto di culto. Nasceva qui, dalla “memoria del sabato” della tradizione ebraica, la “memoria del primo giorno dopo il sabato”, del “giorno del Signore”, che in latino si dice “dies dominica”, da cui domenica. Un tempo diverso, anzitutto un tempo “senza dovere”.
Curioso paradosso. La tradizione ci offre uno “spazio gratuito” e noi lo abbiamo trasformato in un “altro dovere”: il precetto è diventato precisamente questo. Una riduzione del “dono del tempo” in un “dovere di concedere tempo”.
Qui qualcosa non funziona. E questo è diventato evidentissimo nel tempo di pandemia. Solo il lavoro continuo, che ci costringe ad uscire, ad impegnarci, a rispondere, a sentire obblighi, vincoli e che ci “porta via” il tempo può concepire il valore alto e irrinunciabile della “festa domenicale”. Nel settimo giorno – ma  anche ottavo giorno e primo giorno – riconsegni nelle mani di Dio e del prossimo tutto il tuo tempo. Non ti guadagni il pane, ma lo ricevi come dono. Questo  primato del dono è diventato opaco, in pandemia.
Tutto il tempo era, a modo suo, festivo, ma la festa non riusciva a decollare. Perché la festa della domenica non è “privata”, e neppure pubblica, ma comunitaria. Il recupero della domenica è recupero di comunità.
La rinascita della dimensione comunitaria è la sfida che la ripresa ecclesiale e civile ci lancia. Prendersi cura di un raduno “non distanziato”, di “mani intrecciate” e di volti espressivi e riconosciuti sarà un programma pastorale impegnativo. Perché non dovremo superare soltanto il “protocollo sanitario”, ma il “blocco ecclesiale” che era in vigore da ben prima della pandemia. Facevamo cose “distanziati” anche quando non ne avevamo  nessuna ragione. Ecco perché il far festa domenicale potrà essere luogo di rinascita ecclesiale: rinascita dei cuori perché riscoperta dei corpi in relazione.

 

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