Avvento, tempo di attesa

Inizia un nuovo Anno liturgico, che è il cammino nel tempo e nella nostra vita che ci aiuta a diventare sempre discepoli, perché abbiamo deciso di diventarlo e vogliamo restarlo.

E di domenica in domenica, di settimana in settimana la liturgia ci aiuta a capire come, ci guida, ci accompagna.

L’Avvento è la prima tappa di questo cammino.

Anche quest’anno entriamo in questo tempo con negli occhi scene di violenza e di distruzione che, purtroppo, generano in ciascuno paura e timore.
All’apparenza, sembrano gli stessi sentimenti che suscita la lettura del vangelo di oggi: “Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno; vi saranno carestie e terremoti in vari luoghi”.

Quanto lontani questi sentimenti da ciò a cui ci stiamo preparando: la nascita di un bambino nella povertà e nella umiltà di una grotta.
Che ha a che fare il presepe con la storia travagliata dell’umanità?
Che senso ha prepararci al ricordo di una nascita, mente centinaia, migliaia di uomini, donne e bambini muoiono a causa della violenza o dell’indifferenza umana?

Il rischio è quello di rendere il Natale una fuga e una favola, quasi un balsamo ingenuo e inefficace alle nostre sofferenze e ai drammi a cui assistiamo.
Come cristiani siamo chiamati a rendere ragione della nostra speranza e mai come oggi questa speranza si deve trasformare in azione di giustizia, pace e riconciliazione.
E` un’occasione per mettere alla prova se la proposta evangelica, lo stile e le parole di Gesù hanno ancora un senso per noi e per la storia di questa umanità.

Di fronte alle violenze, alle ingiustizie, ai soprusi quale antidoto adottiamo?
Al fanatismo di alcuni sapremo offrire la vera ragione della fede e sapremo “convertire” con la forza del Vangelo i cuori dei violenti?

Natale ci aspetta con questa sfida e con questa verità`.

dS

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