Giornata Missionaria 2016

Misericordia è una parola che negli ultimi tempi abbiamo sentito e pronunciato, anche se è sempre stata usata e pronunciata nella Chiesa.

La differenza è che oggi più che mai, grazie alla lettura del mondo attuale fatta da Papa Francesco, essa è e deve sempre più diventare la cifra per dirigere i nostri pensieri e le nostre azioni.

Vivere nella misericordia non significa contrastare la giustizia: ma rifiutare la vendetta, nonostante il male subito. Non è un cammino semplice, ma richiede tutto il nostro impegno. Un impegno da vivere a fianco al Signore, nella sua grazia che ci guida.

Il cardinale Tagle, arcivescovo di Manila, in un recente intervento ha sottolineato come dobbiamo imparare a “sorgere nella misericordia” e, attraverso di essa, guarire le tante ferite dell’umanità: “È guardando e toccando le ferite degli altri, che possiamo vedere e toccare anche le nostre ferite”. Siamo feriti dalla mancanza di misericordia che genera le sofferenze di tante famiglie che fanno difficoltà a vivere il quotidiano o quelle dei tanti bambini costretti a vivere senza cibo o a stare lontano dai genitori, pensiamo ai migranti costretti alla fuga per trovare una speranza, un futuro migliore.

Il Papa, nella Bolla d’indizione del Giubileo, Misericordiae Vultus, afferma in modo semplice che la misericordia di Dio si è fatta carne nel Volto del Figlio Gesù. Chi vive in essa, non elimina i mali subiti, ma li “trasforma” in occasione di vita nuova: Cristo Risorto mantiene ancora le ferite pasquali, ma queste sono la via per la riconciliazione.

Dove si esprime e si vive la misericordia, il Volto di Cristo risplende in chi la pratica.
A ciascuno di noi, discepoli missionari, l’augurio di testimoniarlo.

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