Carissimi amici

All’inizio di questa Quaresima siamo stati avvolti dall’immagine dell’incontro tra Papa Francesco e il patriarca russo Kirill.

Forse ai più sfugge la portata storica di questo evento. Da più di mille la Chiesa di Roma e quella di tutte le russie non avevano contatti a livello così alto. Una scisma non ancora ricomposto, anche se sono state eliminate da decenni le reciproche scomuniche.

Questo incontro che ogni papa dopo il Concilio Vaticano II avrebbe voluto compiere, si realizza a Cuba, in una terra che, fino a ieri, era la più lontana e avversa alla fede cristiana.

Quanti segnali e messaggi per noi in questo inizio della Quaresima.

Anzitutto c’è una frattura da comporre che segna una contraddizione tra il nostro dirci cristiani e il nostro esserlo, tra la religione (che è una fede senza Gesù) e la fede. A livello di Chiese ma anche a livello personale. L’invito quaresimale alla conversione ci ricorda che non siamo santi né rappacificati e che le fratture del nostro cuore saranno ricomposte solo dalla misericordia del Signore.

Un secondo messaggio viene dalla certezza che l’esito finale della storia, anche personale, è l’abbraccio del Padre. Il cammino è lungo, a volte stagnante e faticoso, ma gli orgogli e le ragioni umane non prevarranno sull’amore e sulla riconciliazione, dono dello Spirito Santo.

Da ultimo l’appello alla buona volontà, necessaria e indispensabile per ogni processo di bene. Lo Spirito ci offre tutte le opportunità per mettere a disposizione di questo processo, la nostra libertà. Da qui scaturisce la gioia della conversione.

dS

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