I PROFUGHI DI LIPA-BOSNIA

 

Dal sito della Caritas Ambrosiana
 

Dopo oltre due mesi dall’incendio che ha devastato la tendopoli, per la prima volta i profughi di Lipa hanno potuto mangiare al caldo. È stato allestito il refettorio da campo, realizzato grazie ai fondi raccolti da Caritas Ambrosiana e i 980 migranti che vivono nella piccola località dell’altopiano bosniaco, possono pranzare e cenare nella tensostruttura senza più essere costretti a mettersi in coda al gelo e spesso sotto la neve. Inoltre nel resto della giornata, il refettorio è già diventato un luogo di socializzazione. Ci si ferma per bere un tè caldo o giocare a dama, a scacchi, a backgammon. E anche chi è rimasto fuori dalle tende montate dall’esercito e vive ancora nelle baracche di fortuna che è riuscito a costruirsi da solo, viene qui a passare alcune ore in un ambiente riscaldato e godere di quei confort minimi eppure ancor impossibili per molti come ad esempio togliersi le scarpe sempre fradice.

Il primo e immediato obiettivo è comprare il cibo necessario ad offrire un’alimentazione corretta ai profughi poiché la Croce Rossa locale che si occupa di distribuire i pasti, non è in grado di farsene carico da sola.

Occorrerà poi monitorare la situazione sanitaria, tema molto sensibile con la pandemia di Covid che ha colpito duramente anche la Bosnia. Nei giorni scorsi sono state consegnate medicine.

È stata donata un’ambulanza all’ospedale locale e allestita una tenda di servizio per i casi di emergenza che al momento viene utilizzata per isolare le persone affette da scabbia, malattia che si è molto diffusa tra i migranti a causa delle precarie condizioni igieniche in cui sono costretti a vivere. 

 

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