IL SEGNO DI GIONA

 

Carissimi,

Riprendiamo il nostro percorso sulle domande di Gesù e ci imbattiamo in una questione importante: quella dei segni.
I farisei chiedono al Signore un segno dal cielo. "Ma egli sospirò profondamente e disse: «Perché questa generazione chiede un segno?»" (Mc 8,12)

La domanda ci tocca da vicino. Perché chiediamo dei segni? Per essere più sicuri? Perché fidarsi è bene, non fidarsi è meglio?
In realtà il bisogno di segni ha a che fare con la nostra realtà concreta. Se io amo una persona ma non glielo dimostro mai con qualche gesto, forse, quella persona non verrà mai a saperlo; non potrà accorgersi del mio amore.
Dio ci conosce bene e ci raggiunge attraverso tanti segni del suo amore perché possiamo toccare con mano la sua presenza, la sua bontà.

I segni non possono mai essere pretesi, vanno, invece, accolti.
I segni non bastano da soli se il mio cuore non è disposto a vederli, a capirli, a coglierli.
I segni sono un invito a credere, non una dimostrazione scientifica che ci costringe a credere.
I segni suggeriscono una strada senza imporsi alla nostra libertà nella forma dell'obbligo.
I segni raccontano l'amore, la speranza senza pretendere di essere recepiti da tutti.

Spesso i segni non fanno nascere la fede, ma la presuppongono; infatti solo chi crede sa capire, sa vedere.
I farisei, di cui ben conosciamo il cuore indurito, hanno davanti ai loro occhi Gesù, hanno visto tanti segni da parte sua, ma ancora chiedono un segno.
Il Signore promette loro solo il segno di Giona, ossia la risurrezione.
E, in questi giorni in cui ricordiamo i nostri cari defunti, il segno di Giona a noi credenti dona tanta consolazione, forza e serenità nella certezza della vita eterna.
 


don Marco

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