Un nuovo anno

È ripartito un nuovo anno. Abbiamo fatto progetti, abbiamo augurato successi, abbiamo auspicato meno problemi dell’anno che si è chiuso. Abbiamo condiviso speranze, abbiamo… Quello che però renderà il 2016 un anno diverso, non saranno le cose che ci capiteranno, ma il modo con cui lo affronteremo. Sul quotidiano Avvenire di domenica 27 dicembre Luigino Bruni ha tracciato, commentando il libro biblico del Qohelet, quella che secondo me è una strada da seguire per affrontare bene il nuovo anno.

“Meglio due di uno solo, perché se cadranno l’uno farà rialzare il suo compagno. Ma chi è solo, guai a lui, chi lo rialza se cade? Due che dormono insieme si possono scaldare. Ma se uno dorme solo, quale calore? Se uno è aggredito, l’altro con lui fa fronte. Una corda a tre fili non si rompe facilmente”. (Qohelet 5, 10-12)

Questa non è una specifica lode della famiglia o dell’amicizia né della spiritualità della comunità. Il suo discorso è più radicale. La vita non funziona se si è soli. Quando restiamo soli siamo fragili, vulnerabili, miseri.

Dopo oltre due millenni da queste antiche parole, abbiamo costruito contratti, assicurazioni e coperte termiche per poter fare a meno dell’altro. E così abbiamo dato vita alla più grande illusione collettiva della storia umana: credere di poterci rialzare, proteggere e scaldare da soli.

Ma abbiamo anche imparato che non basta essere in due nello stesso letto per sentire calore: non ci sono letti più gelidi di quelli dove si dorme in due, ciascuno immerso nella propria solitudine senza più parole. Non basta essere in due per sfuggire al “guai a chi è solo”. Ci sono molte solitudini disperate rivestite di compagnia, e molte compagnie vere nascoste dietro a ciò che ci appare come solitudine”.

Ecco vorrei iniziare insieme a voi il nuovo anno. Vorrei percorrere le strade del 2016 in compagnia, vorrei costruire con voi una Parrocchia dove nessuno possa sentirsi solo.

dS

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