Messaggio dell’arcivescovo per la festa dell’oratorio

 

Per sostare ci vorrebbe un posto dove fermarsi e fermare anche il pensiero, la fantasia, l’inquietudine che ribolle dentro, l’impazienza, la tristezza che rende infelici. Ci vorrebbe un posto dove sedersi, mettersi in ginocchio, vedere che anche gli altri si fermano e si mettono in ginocchio. Ci vorrebbe un posto dove ci sia un po’ di silenzio e niente da fare, per qualche minuto. Ci vorrebbe, che so, una cappellina, per esempio.

Ci vorrebbe uno sguardo per incrociare uno sguardo amico, benevolo, rassicurante. Tenere fisso lo sguardo su Gesù. Volgere lo sguardo a colui che hanno trafitto. Guardare a Gesù e sentire che Gesù mi guarda. Stare un po’ di tempo a guardare un volto di Gesù. Ci vorrebbe, che so, un crocifisso, per esempio o una immagine del suo volto benedetto.

Basta qualche secondo e il silenzio diventa una noia. Sei lì con tutta la buona volontà, ma subito sei altrove con la fantasia, il ronzio di un cellulare, un piede che fa male. Ci vorrebbe una parola da dire, che non sia troppo difficile, che non sia troppo banale. Una parola per dire qualche cosa di me. Una parola per chiedere qualche cosa per me o per la gente che amo.

Ci vorrebbe una parola, che so, “Signore Gesù, figlio del Dio vivente, abbi pietà di me, peccatore” e la costanza di ripeterla una volta e dieci volte e cento volte, provando a fissare il pensiero su ogni singola parola.

Ci vorrebbe una parola, che so, quella che Gesù ha insegnato: Padre nostro.

Imparare a cantare. A cantare bene, a cantare insieme, a cantare parole che vengono dal cuore, a cantare canti che non siano solo rumore e confusione. Un libretto, una fotocopia, un testo sul cellulare: che si sappiano le parole, che si sappia cosa vogliono dire. Che parlino anche di noi, senza dire banalità, senza lagne. Ci vorrebbe un canto, che so, qualcuno che se ne intenda e insegni a cantare.

Propongo che l’oratorio diventi un ritrovarsi per sostare con Gesù, oltre che per tutte le altre cose. Chi sa stare con Gesù impara a pregare come lui, ad amare come lui, a vedere il mondo con i suoi occhi. Gesù, infatti, per presentare l’offerta gradita al Padre ha detto: ci vorrebbe un corpo.

 

 

 

 

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