La giornata CARITAS


La via degli ultimi è via di sapienza, è condivisione che inquieta e chiama, è vocazione e conversione. Che cosa significa imparare dai poveri? È un interrogativo questo che deve accompagnarci sempre.

Invito a praticare, personalmente e in comunità, tre esercizi:

- L’esercizio della inquietudine: lasciarsi interrogare sul proprio stile di vita, sul modo di impiegare le proprie risorse, le proprie competenze, le proprie energie. Non solo “fare” delle opere. Domandarsi: perché i poveri sono poveri? Domandarsi che cosa devo cambiare, che cosa dobbiamo cambiare perché tutti possano trarre beneficio dalla condivisione di beni, risorse, competenze, disponibilità a servire.

- L’esercizio dello sguardo planetario e delle urgenze che la povertà impone ai discepoli di Gesù. Avere l’idea delle proporzioni delle povertà del pianeta,  nella sempre maggiore consapevolezza dello stretto rapporto che c’è tra sociale e pastorale, tra carità e vita di fede. 

- L’esercizio della responsabilità educativa: i giovani hanno diritto a ricevere dagli adulti pensieri, proposte, provocazioni per una rivoluzione culturale, per fare proprie buone ragioni per diventare adulti e per scrivere una storia nuova su questo tribolato pianeta.

Mi auguro possiate essere uomini e donne capaci di amare: siamo chiamati all’originalità di amare a costo di essere impopolari, siamo chiamati a servire a costo di essere incompresi, siamo chiamati a guardare le cose dalla prospettiva degli ultimi piuttosto che dalle sollecitazioni del mondo dei mercanti. Amare invece dell’indifferenza. Amare e non solo fare un po’ di bene. Amare per seminare il principio del Regno di Dio, invece che accontentarsi di buone azioni.

 

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