COME GLI EROI

Carissimi,

venerdì 22 maggio ho dovuto celebrare il funerale di un amico della mia famiglia, morto dopo 70 giorni di lotta contro il Covid-19. Aveva 74 anni. La cosa che mi ha colpito è stato il racconto dei figli, in particolare quando mi hanno detto che a dare a loro la notizia della morte è stato il dottore che aveva in cura il loro papà...li ha chiamati e si è messo a piangere mentre comunicava il decesso del suo paziente.

Siamo stati tutti molto colpiti dall’eroismo di tutto il personale sanitario e di tante persone che non si sono tirate indietro nel momento in cui la battaglia contro il virus è stata particolarmente feroce e aspra. Un eroe lo si riconosce dal suo coraggio, dal non essere mai intimorito dal nemico, dal saper scendere sul campo di battaglia consapevole dei rischi.

Ma credo che ci sia un tratto dell’eroe che non deve mai mancare: la sua umanità, il suo cuore, la capacità di spendersi non solo per una causa, ma per le persone; una persona si trasforma in un eroe quando la sua forza è nell’amore.

Per quel dottore l’amico della mia famiglia non era uno dei tanti pazienti, ma una persona a cui si era affezionato. Che bello pensare a questo dottore che si affeziona ai suoi pazienti.

Ma ecco che il racconto dei figli arriva a sorprendermi ancora di più. Anche la loro mamma è stata contagiata: ora sta bene, è in fase di guarigione; sta facendo la fisioterapia per poter riprendere la sua vita normale. Ieri, però, non ha potuto partecipare al funerale di suo marito. Il fisioterapista che la ha in cura, immaginando che al funerale ci sarebbero stati diversi parenti, ha organizzato con i figli una sorpresa. Si sono dati appuntamento, dopo il funerale, sotto la finestra dell’ospedale; il fisioterapista avrebbe aiutato la mamma di questi amici ad affacciarsi per dare e ricevere il saluto dei parenti. Un gesto, un’attenzione non dovuta; un atto di amore che illumina questi giorni di ripresa intrisi di voglia di normalità, ma anche di fatiche, timori e difficoltà.

Ho voluto condividere con voi questi due semplici episodi perché sono convinto che stia qui il segreto della fase 2: dobbiamo ripartire, ma non semplicemente riprendendo a scrivere la nostra storia personale dal punto in cui siamo stati interrotti, come se niente fosse; ripartire significa trasformare la storia della nostra quotidianità con il coraggio eroico di chi ora sa che cosa vuol dire un piccolo gesto d’amore.

Sono stati proprio questi piccoli gesti a darci forza nei giorni della quarantena. Sono certo che ora devono essere la base su cui ricostruire, ricominciare, ripartire.

E nella gratuità troveremo la forza della rinascita!
 

Don Marco

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