TOGLIERE...DARE...RICEVERE...

Carissimi,

domenica scorsa la liturgia ci ha fatto leggere il testo di Gesù buon pastore. In questi giorni continuano a risuonare in me alcune parole di quel brano di vangelo, in particolare il versetto 18 del capitolo 10 del vangelo di Giovanni: «Nessuno mi toglie la vita: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo».

Gesù usa il verbo togliere. Come ho avuto modo di dire altre volte, ho passato alcuni giorni nella tristezza e nella malinconia pensando a quello che il Covid-19 stava togliendo a me e a ogni uomo. Ci ha portato via delle persone care, degli amici, dei conoscenti; ci ha tolto la possibilità di celebrare la messa con la comunità e di festeggiare la Pasqua, ci ha tolto la possibilità di incontrarci faccia a faccia; ci ha tolto tante attività belle che avevamo in programma, ci ha tolto la possibilità di fare la fiaccolata; insomma, ci ha tolto la liberta. L’elenco potrebbe continuare e credo che sarebbe così lungo da rendere necessarie più pagine.

Ma la frase di Gesù mi ha colpito molto: Gesù dice che nessuno gli toglie la vita: è lui a donarla. Gesù non pensa a ciò che gli viene tolto, ma a ciò che può dare agli altri.

È sorprendente come cambino le cose se le guardiamo da un altro punto di vista. Così ho iniziato a pensare a che cosa potevo offrire in questo lungo tempo di quarantena; e la domanda si rinnova anche ora che abbiamo iniziato la fase 2.

Penso sia importante che ognuno di noi oggi si chieda non che cosa gli è stato tolto, ma che cosa può dare agli altri. L’esempio eroico di chi non si è fermato perché doveva aiutare gli altri è davvero fonte di gratitudine e di ammirazione.

La conseguenza inevitabile del pensare a che cosa possiamo offrire agli altri è che c’è sempre qualcuno che offre qualcosa anche a noi. Allora è bello fermarsi anche a riflettere su che cosa ognuno di noi ha ricevuto in questo tempo così particolare.

Non è semplicemente un gioco di causa effetto: tu dai...quindi ricevi; ricevi qualcosa quindi devi contraccambiare! Quella a cui penso è un’esperienza di totale gratuità.

Chi dona lo fa senza pensare a un guadagno o a un interesse personale, senza immaginare che cosa potrà ricevere in cambio; chi riceve sperimenta la riconoscenza colma di stupore come quando ci si trova di fronte a qualcosa di inaspettato, di non dovuto.

Se siamo sopravvissuti alla fatica della quarantena è perché abbiamo iniziato a pensare agli altri, a pensare a fare qualcosa, anche piccola, per gli altri. Se i giorni della quarantena sono trascorsi senza schiacciarci, nonostante la grande fatica, è perché abbiamo ricevuto qualcosa, anche di piccolo, dagli altri.

Mi piace allora concludere con un nuovo augurio per ognuno di noi. Qualunque sarà la fase della vita che dovremo vivere non fermiamoci a pensare a quello che ci potrebbe essere tolto, ma troviamo sempre quello che possiamo dare agli altri e gioiamo di quello che riceviamo.
 

Don Marco

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