IL SAPORE DELLE BRICIOLE

Carissimi,

il verbo accontentarsi è un verbo ambiguo: da una parte potrebbe indicare il rischio di rinunciare ad avere di più, a cercare qualcosa di più presi da una sorta di rassegnazione che impedisce di fare passi in avanti; dall’altra indica la saggezza di chi non si affanna a cercare inutilmente altro con una sorta di insaziabile bramosia, perché sa che in quello che ha è racchiuso ciò di cui ha bisogno.

In questi giorni ho pensato spesso a due episodi del Vangelo: il primo è il racconto di quella donna, affetta da emorragia da dodici anni, che non solo sperava di avvicinare il Signore Gesù, ma pensava dentro di sé: «Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò salvata» (Mt 9, 20-22).

Il lembo del mantello capace di riversare su di lei tutta la potenza del Signore….

L’altro episodio è quello della donna cananea che aveva una figlia ammalata. Rivolgendosi a Gesù, che, per mostrare l’importanza della fede, le pone un iniziale rifiuto, dice una frase importante: «È vero, Signore, eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni» (Mt 15, 21-28).

Bastano anche le briciole per assaporare tutta la misericordia di Dio…

Il silenzio di queste settimane mi sta insegnando ad apprezzare le piccole cose; sappiamo bene tutti che vedersi di persona è una cosa meravigliosa (ora lo sappiamo ancora meglio); ma come aprono il cuore, riempiendolo di serenità, una telefonata o una videochiamata. Sono briciole che ci permettono di assaporare la gioia di sentirci, di restare comunque collegati, vicini.

Non è il massimo della vita incontrare con mascherine e guanti (che ci fanno sembrare distanti e anonimi) le persone che ogni martedì si rivolgono alla nostra Caritas parrocchiale per avere un aiuto attraverso qualche alimento; ma è bellissimo vedere che il coronavirus non ha fermato la solidarietà. È una briciola rispetto a quello che si faceva prima di questa emergenza, ma ha tutto il sapore della gratuità generosa.

L’elenco potrebbe continuare; sono sicuro che ognuno di noi potrebbe scrivere il suo elenco di briciole che ha imparato ad assaporare. Questa esperienza è ancora più grande di quella espressa dalla saggezza popolare in due proverbi: “Far di necessità virtù” o “Piuttosto che niente è meglio piuttosto”. Il sapore delle briciole lo può assaporare chi scopre che in ogni attimo e in ogni  particolare c’è una grazia, c’è la presenza di un dono, c’è il dono della Sua presenza, perché tutto ci parla di Lui. Questo non vuol dire che la “normalità” che avevamo prima di questa emergenza non avesse valore. Tutti speriamo di tornare presto a quella normalità, ma porteremo con noi questa capacità che abbiamo acquisito di gustare ogni attimo, ogni piccolo gesto. Anche la Messa seguita attraverso la televisione non ha nulla a che vedere con la possibilità di celebrare in chiesa. Ringrazio, però, Dio per questi mezzi che ci permettono comunque di ascoltare la sua Parola e di vivere la comunione spirituale. Un piccola briciola che però ha alimentato e alimenta la nostra sete di Dio in questo strano deserto della quarantena.
 

Don Marco

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