FESTINA LENTE

 

Carissimi,

questa locuzione latina, che significa letteralmente “affrettati lentamente” mi viene in mente quando penso a quanto accade nella liturgia dopo la recita del Padre Nostro.

Perché non si fa subito la comunione? Perché il desiderio di unirsi a Dio deve ancora attendere di essere esaudito? Abbiamo ascoltato tre letture, sentito un pensiero del celebrante, cantato, invocato, pregato, affermato la nostra fede; abbiamo chiesto perdono, abbiamo scambiato un gesto di pace con i nostri fratelli e recitato la Preghiera di Gesù. Il pane e il vino sono già diventati il corpo e il sangue di Gesù. Che cosa manca ancora? Non vediamo l’ora di ricevere il dono dell’eucaristia; perché dobbiamo ancora aspettare?  Per non parlare del fatto che i ragazzi (e, forse, non solo loro) iniziano a dare segni di stanchezza, hanno fretta di uscire. Che bisogno c’è di inserire altre orazioni?

Ecco che ci viene in soccorso la splendida locuzione latina che, in modo originale ed efficace, unisce velocità e lentezza. Con sapienza la liturgia ci aiuta ad essere rapidi ma anche cauti. L’eucaristia è davanti ai nostri occhi, il desiderio di nutrirci del corpo di Cristo è sempre più acceso, ma non può accadere quello che accade a certi rinfreschi dove, appena si da il via, c’è l’assalto al cibo per abbuffarsi. Il cuore batte forte per l’emozione, ma l’anima sa di trovarsi di fronte a un dono immenso. La fretta rischierebbe di non farci percepire l’immensità dell’Amore di Dio, la forza trasformante della comunione eucaristica. Vale proprio la pena affrettarci lentamente e gustare anche queste ultime orazioni che ci fanno chiedere la liberazione dal male e dalla paura, il dono della pace e dell’unità, felici di essere invitati alla cena del Signore. 


Don Marco

 

 

 

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