DARE DELL’ "IO" A DIO

 

Carissimi,

è ormai da un po’ di tempo che nel rivolgersi a Dio si è passati dal Voi al Tu. Fu un passaggio non scontato. Oggi sembra così naturale dare del Tu a Dio: è così intimo, confidenziale, carico di amicizia e vicinanza.

Ma un giorno un adulto mi ha raccontato di aver assistito ad un dialogo interessante tra un sacerdote e un bambino, che aveva chiesto al suo don se nella preghiera i preti danno del tu o del voi a Gesù.

Il sacerdote ha risposto che lui dà sempre del tu a Gesù, perché è un suo grande amico, ma ci sono dei momenti importanti in cui improvvisamente dà dell’“IO” a Dio. Il sacerdote si riferiva ai sacramenti, durante i quali il celebrante parla alla prima persona: «Io ti battezzo…»; «Io ti assolvo…»; «...Questo è il mio corpo...».

L’intuizione di questo sacerdote mi è piaciuta e la custodisco nel mio cuore, richiamandola alla memoria ogni volta che celebro.

Quando arriva il momento della consacrazione questa consapevolezza mi ricorda che il passaggio alla prima persona non è dovuto a un semplice discorso diretto o a una citazione: in quel momento è Gesù stesso che parla. È Gesù che offre il suo corpo e il suo sangue (prendete!) parlando al cuore di ciascuno di noi e invitandoci a nutrirci di Lui (mangiate...bevete)

Dopo le parole della consacrazione il sacerdote alza l’ostia e il calice mostrandoli a tutta l’assemblea. Mi piace soffermarmi qualche istante durante questo gesto, senza la fretta di continuare la celebrazione. Mentre l’ostia e il calice sono elevati davanti ai nostri occhi, un grande silenzio regna nella chiesa. Le campanelle richiamano la nostra attenzione, gli occhi sono puntati sull’eucaristia e il cuore gioisce di poter dare del Tu a Dio.


Don Marco

 

 

 

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