NON POSSIEDO NÉ ARGENTO NÉ ORO

Carissimi,

Pietro, incontrando un mendicante, storpio dalla nascita, gli dice: «Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, àlzati e cammina!». Questa frase mi invita a stendere il quarto e ultimo punto del nostro protocollo: la semplicità, l’essenzialità e la povertà.

La pandemia ha fatto saltare i calendari parrocchiali e diocesani: riunioni, convegni, corsi di formazioni...tutto saltato. Ci siamo sentiti impotenti, ma abbiamo scoperto l’essenziale: stare con Gesù, cercarlo nella preghiera personale e nell’ascolto della sua Parola.

Prima della pandemia si sono ipotizzati dei percorsi di riorganizzazione a livello ecclesiale, a mio giudizio, un po’ complicati: fare delle commissioni decanali (ogni parrocchia avrebbe dovuto trovare due volontari per ogni commissione), che poi avrebbero dovuto riferire il proprio lavoro a un’assemblea zonale, la quale avrebbe steso un documento da inviare alle parrocchie che poi avrebbero dovuto fare una relazione da inviare in diocesi…tutto saltato. Ma abbiamo scoperto la semplicità del vivere le relazioni, mostrando vicinanza alle persone, con ogni mezzo (quando fisicamente non ci si poteva vedere siamo stati vicini grazie alla tecnologia o a una semplice telefonata).

Ora che il nostro paese sta cercando di ripartire, ci accorgiamo di non poter fare tutto quello che facevamo prima a causa delle restrizioni date dalle norme di contenimento del contagio. In questi giorni avremmo dovuto fare l’oratorio estivo, ma non ci e stato possibile. Abbiamo dovuto disdire la casa per la vacanza estiva delle medie e delle elementari. Questo ci fa sentire poveri. E qualche volta fa bene ammettere di non poter far tutto. Ma una cosa faremo: staremo vicino ai ragazzi con qualche appuntamento per loro, coltiveremo relazioni per comunicare la gioia del vangelo; e questo lo possiamo fare sempre e con qualunque mezzo. Nel momento in cui ci siamo sentiti poveri e impotenti abbiamo scoperto che lo spirito soffia con la sua fantasia per farci ritrovare la vera ricchezza!

Concludo anche questa volta con alcuni passaggi che ritengo importanti:

1. Senza nulla togliere agli indispensabili aspetti organizzativi di ogni realtà ecclesiale (che, certo, sono importanti), sapremo ritrovare il gusto della semplicità, lasciando perdere complicazioni strutturali o il contorcimento di questioni puramente intellettuali che nulla hanno a che fare con la vita quotidiana delle persone?

2. Sapremo ritrovare l’essenziale, puntando su due aspetti che non sono assolutamente alternativi e in conflitto: la spiritualità e la convivialità? Sapremo trasformare, come amava dire il cardinal Dionigi Tettamanzi, le nostre riunioni in incontri?

3. Sapremo ammettere davanti al mondo, senza paura, come Pietro, di non avere ne oro ne argento, ma di avere il bene più prezioso da consegnare e condividere: Gesù?

Affido a ognuno di noi i quattro punti del nostro “protocollo” della comunità. Spero ci possano aiutare a ripartire come chiesa secondo il cuore di Dio.
  

Don Marco

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