LA TERAPIA DEL SALE

 

Carissimi,

Tra i molteplici usi del sale c’è anche la sua valenza terapeutica. Questo mi fa pensare a una domanda di Gesù: «Ma se il sale diventa insipido, con che cosa gli darete sapore?».

Per commentare questo interrogativo di Gesù possiamo usare un brano tratto dal libro di Georges Bernanos “Diario di un curato di Campagna” capitolo I: “Una cristianità non si nutre di marmellata più di quanto se ne nutra un uomo. Il buon Dio non ha scritto che noi fossimo il miele della terra, ragazzo mio, ma il sale. Ora, il nostro povero mondo rassomiglia al vecchio padre Giobbe, pieno di piaghe e di ulcere, sul suo letame. Il sale, su una pelle a vivo, è una cosa che brucia. Ma le impedisce anche di marcire”.

Don Luigi Maria Epico, sacerdote della diocesi di L’Aquila è partito proprio da questo brano per scrivere il suo libro “Sale, non Miele. Per una fede che brucia”

Mi piace pensare che la domanda di Gesù non sia soltanto un invito ad essere missionari, ad essere sale della terra, a portare il sapore del vangelo nelle nostre città che spesso sono un miscuglio tale di sapori contrastanti da finire per non sapere di niente, da sembrare quasi insipide. Gesù vuole invitarci a non lasciare che la vita spirituale diventi tiepida, quasi stanca e annoiata, quasi sul punto di “marcire”.

La fede deve ritrovare la dimensione dello stupore, del coraggio, della vita. Senza il sale della fede la vita rischia di andare a male. La fede non è un po’ di zucchero per mandar giù la pillola amara della durezza della vita. La fede è sale che brucia. L’avvento ci doni di non avere paura di gettare un po’ di sale sulle nostre ferite, per scoprire che è solo in Gesù che possiamo vivere realizzati, perché amati da Dio. 


don Marco

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