COME TI CHIAMI?

 

Carissimi,

nel capitolo 5 del suo vangelo, San Marco racconta l’incontro tra Gesù e un uomo posseduto da uno spirito impuro. Prima di scacciare questo spirito Gesù gli fa una domanda molto curiosa; gli chiede, infatti il suo nome: «Qual è il tuo nome?» (Mc 5,9).

Mi sono permesso di definire questa domanda curiosa perché sembra strano che prima di scacciare questo spirito impuro Gesù si interessi al suo nome: che senso ha? Che scopo ha una tale domanda? A che cosa serve sapere il suo nome?

Ho riflettuto a lungo e poi ho trovato una possibile pista per spiegare questa strana e curiosa richiesta di Gesù.

È importante dare un nome alle cose; è molto importante dare un nome anche al male. Siamo in un epoca di grande confusione e talvolta si descrive come bene ciò che invece è decisamente male e viceversa. Ho assistito a discussioni in cui si definiva una grande conquista verso il bene la possibilità di abortire.

Ho visto una cassiera di un supermercato trattare molto male una povera signora anziana che era tornata indietro per restituire dei soldi; si era accorta, infatti, che anziché tre bottiglie d’acqua la cassiera ne aveva battute solo due. Voleva restituire i soldi ed è stata tratta come una rompiscatole fuori di testa (la signora avrà avuto più o meno 80 anni e se è andata molto amareggiata).

Ho sentito definire il gesto di alcuni ragazzi di gettare le cartacce per terra una simpatica vivacità tipica dell’età (non si chiama invece maleducazione?)...che confusione! Potrei andare avanti con mille esempi, ma credo che la domanda di Gesù oggi sia più che mai opportuna: chiamare il male per nome significa definirlo, identificarlo e quindi poterlo combattere.

don Marco

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